giovedì 20 marzo 2014

Il più grande evasore fiscale italiano

Il nostro Paese conta, ogni anno, manovra finanziaria dopo manovra finanziaria, Governo dopo Governo, di arrestare, limitare o azzerare l'evasione fiscale. Diverse sono le correnti di pensiero legate al modo grazie al quale stroncare questa piaga che, se non proprio solo italiana, è certamente molto sviluppata entro i nostri confini. C'è chi, ad esempio, vorrebbe eliminare il contante o comunque limitarne la diffusione per rendere tracciabile ogni pagamento e quindi, di fatto, eliminare il problema. In teoria. Infatti, la domanda da porsi principalmente per dar vita ad un miglior contrasto a questa pratica illecita è "chi è il più grande evasore fiscale italiano"? La risposta a questa domanda è tanto semplice quanto terribile: la Mafia. Gli interessi economici della criminalità organizzata sono ramificati e consolidati nella società, nella politica e nell'economia e spaziano dalla filiera alimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, agli appalti, dalle forniture pubbliche al settore immobiliare e finanziario. Il rapporto annuale di Sos Impresa (2012) sostiene che i ricavi complessivi ammonterebbero a 138 miliardi di euro. Teoricamente, se si ponesse fine a questo sistema criminale l'Italia potrebbe permettersi il lusso di dimenticarsi di ripianare il debito per almeno 5 anni. Il sistema Mafia incide per il 7% del pil nazionale. Le organizzazioni criminali commettono quasi un reato al minuto nel commercio, 1300 al giorno, 50 all'ora. Gli imprenditori vittime sono almeno un milione, pari a un quinto degli attivi. Persino il mercato ittico rappresenta un problema. Dati della Fao mostrano che il 75% del pesce che giunge sul mercato mondiale è pescato di frodo e che le bande criminali che si occupano di questo traffico sono legate alla malavita organizzata russa, cinese e giapponese, non solo italiana. Se ne deduce che affermare seriamente di voler contrastare l'evasione fiscale e contemporaneamente depotenziare l'attività antimafia è una contraddizione in termini. Una presa per i fondelli, insomma...

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