martedì 27 aprile 2010

Gira a SINISTRA


(Immagine tratta da http://blog.leiweb.it/marinaterragni/files/2009/05/destra-sinistra1.jpg)
Gira a SINISTRA

L’ultima competizione elettorale sembra avere confermato che la crisi economica ha mietuto più vittime nella compagine di Centro-sinistra che non in quella del Centro-destra. Sarebbe superficiale affermare con certezza che questa è l’unica chiave di lettura della sconfitta. Occorre analizzare profondamente alcuni fattori che si sono rivelati determinanti. Il primo è quello della tendenza politica di dare un senso al bipolarismo, trasformandolo in un più agile (e americaneggiante, non dimentichiamolo) bipartitismo. Ebbene, la sconfitta del PD è assai simile alla perdita di consensi da parte del Pdl che, guarda caso, è la sua l’immagine speculare, l’altro partito-coalizione presentatosi alle elezioni. Un altro fattore che ha giocato un ruolo determinante nella débacle è stato l’apparentamento con il partito di Casini e l’accantonamento della sinistra più estrema. Un calcio ben dato alla base ed alla cultura operaia. Conosco comunisti orgogliosi, quelli fedeli alla linea per intenderci, che hanno votato Lega in questa tornata elettorale. Sino a qualche anno fa una scelta simile era impensabile. Oggi è diventata realtà. La base della sinistra chiede una politica di sinistra e premia i politici che vogliono vincere il confronto con il tanto demonizzato Berlusconi (leggasi Di Pietro) o si battono per temi concreti, comprensibili e condivisibili per la storia riformista (leggasi Beppe Grillo). Un altro fattore, non meno trascurabile, è la politica ambivalente della sinistra riformista, agli occhi della base, più attenta alle esigenze della grande industria che non di quelle della classe operaia, del piccolo commerciante o imprenditore. Proprio in questo bacino elettorale sembra abbia fatto breccia la Lega con proposte che rassicurano meglio dei proclami dei leader della sinistra (paletti all’immigrazione selvaggia, ad esempio). Forse, occorre meno sudditanza nei confronti delle Coop o della FIAT, anche a livello sindacale (visto che i rapporti tra CGIL, CISL e PD sono ancora molto forti). Nonostante le dichiarazioni degli addetti ai lavori, il PD (e il Pdl non gli è da meno, attenzione!) è ancora una formazione politica verticista. Il metodo di scelta dei candidati e la loro presentazione all’elettorato, quelle primarie tanto sbandierate in faccia agli avversari, da sole non bastano a convincere i sinistro-scettici. E, forse, nemmeno più tanto i riformisti. Un bel risultato queste elezioni lo devono raggiungere: una profonda e discussa analisi del modo di proporsi per gli anni a venire, per le prossime battaglie. L’assemblearismo deve tornare a governare le sorti della socialdemocrazia italiana. Manco a dirlo, questo concetto è in totale antitesi con la proposta del Capo dell’esecutivo che pretende di trasformare il nostro pallido Presidenzialismo in una forma di Governo più individualista (o personalista…) e per farlo ritiene doveroso che la sinistra partecipi attivamente a questo suo progetto. Il segretario del PD si è già dato disponibile al confronto. Credo sia un errore ma c’è una crisi globale da gestire. Vediamo se la trattativa porterà a risultati positivi.

Gira a SINISTRA


(Immagine tratta da http://blog.leiweb.it/marinaterragni/files/2009/05/destra-sinistra1.jpg)
Gira a SINISTRA

L’ultima competizione elettorale sembra avere confermato che la crisi economica ha mietuto più vittime nella compagine di Centro-sinistra che non in quella del Centro-destra. Sarebbe superficiale affermare con certezza che questa è l’unica chiave di lettura della sconfitta. Occorre analizzare profondamente alcuni fattori che si sono rivelati determinanti. Il primo è quello della tendenza politica di dare un senso al bipolarismo, trasformandolo in un più agile (e americaneggiante, non dimentichiamolo) bipartitismo. Ebbene, la sconfitta del PD è assai simile alla perdita di consensi da parte del Pdl che, guarda caso, è la sua l’immagine speculare, l’altro partito-coalizione presentatosi alle elezioni. Un altro fattore che ha giocato un ruolo determinante nella débacle è stato l’apparentamento con il partito di Casini e l’accantonamento della sinistra più estrema. Un calcio ben dato alla base ed alla cultura operaia. Conosco comunisti orgogliosi, quelli fedeli alla linea per intenderci, che hanno votato Lega in questa tornata elettorale. Sino a qualche anno fa una scelta simile era impensabile. Oggi è diventata realtà. La base della sinistra chiede una politica di sinistra e premia i politici che vogliono vincere il confronto con il tanto demonizzato Berlusconi (leggasi Di Pietro) o si battono per temi concreti, comprensibili e condivisibili per la storia riformista (leggasi Beppe Grillo). Un altro fattore, non meno trascurabile, è la politica ambivalente della sinistra riformista, agli occhi della base, più attenta alle esigenze della grande industria che non di quelle della classe operaia, del piccolo commerciante o imprenditore. Proprio in questo bacino elettorale sembra abbia fatto breccia la Lega con proposte che rassicurano meglio dei proclami dei leader della sinistra (paletti all’immigrazione selvaggia, ad esempio). Forse, occorre meno sudditanza nei confronti delle Coop o della FIAT, anche a livello sindacale (visto che i rapporti tra CGIL, CISL e PD sono ancora molto forti). Nonostante le dichiarazioni degli addetti ai lavori, il PD (e il Pdl non gli è da meno, attenzione!) è ancora una formazione politica verticista. Il metodo di scelta dei candidati e la loro presentazione all’elettorato, quelle primarie tanto sbandierate in faccia agli avversari, da sole non bastano a convincere i sinistro-scettici. E, forse, nemmeno più tanto i riformisti. Un bel risultato queste elezioni lo devono raggiungere: una profonda e discussa analisi del modo di proporsi per gli anni a venire, per le prossime battaglie. L’assemblearismo deve tornare a governare le sorti della socialdemocrazia italiana. Manco a dirlo, questo concetto è in totale antitesi con la proposta del Capo dell’esecutivo che pretende di trasformare il nostro pallido Presidenzialismo in una forma di Governo più individualista (o personalista…) e per farlo ritiene doveroso che la sinistra partecipi attivamente a questo suo progetto. Il segretario del PD si è già dato disponibile al confronto. Credo sia un errore ma c’è una crisi globale da gestire. Vediamo se la trattativa porterà a risultati positivi.

C’è bisogno di SINISTRA


(L'immagine è tratta da http://digilander.libero.it/tuttocomputergalatin/base/classe1/italiano/obbligos.gif)

C’è bisogno di SINISTRA

C’è bisogno di sinistra. Non è solo un fatto politico o di cultura. Una compagine parlamentare più forte, una rappresentanza più marcata e numericamente significativa è uno strumento essenziale per il bipolarismo, per la competizione. Paradossalmente, un processo di alternanza fa bene anche all’avversario. Lo costringe a migliorarsi e a non ossidarsi. La paura di perdere consenso permette di evolversi. Il meccanismo, tipicamente umano, non è solo istintuale come negli animali ma attraverso la riflessione, l’analisi e la correzione, permette di prolungare e perpetuare il nostro modo di essere più a lungo e meglio. E’ il senso della selezione naturale di darwiniana memoria.
C’è bisogno di sinistra, quella vera, nelle fabbriche, nei rapporti di lavoro, nella tutela dei diritti dei maltrattati. Il capitale non è l’unico bene da cui discendono tutti gli altri. E, nel modo più assoluto, non è Fonte della Legge. Alla base di ogni regola di convivenza deve esserci l’uomo e la sua dignità.
C’è bisogno di sinistra. In una Terra, un ambiente putrido sempre meno compatibile con la vita, nella regolamentazione della logica del profitto a scapito dell’esistenza stessa degli esseri umani.
C’è bisogno di sinistra nella passione politica, nella vita in quanto missione, veicolo di un’idea.
C’è bisogno di sinistra nella lotta alla criminalità organizzata, nel contrasto alle lobby di potere, nella giustizia che tende la mano al giusto e applica la Legge.
C’è bisogno di sinistra per una pace vera, condivisa e non “preventiva”.
C’è bisogno di sinistra di popolo, del popolo, per il popolo.
C’è bisogno di Libertà.
La Libertà è di tutti.
Anche della sinistra.
Ne consegue che…
C’è bisogno di sinistra.

Ladro chi fugge



(L'immagine è tratta da
http://www.h24notizie.com/news/wp-content/uploads/2009/06/ladro1.jpg)

Ladro chi fugge
Numerose banche dati delle maggiori imprese occidentali sono memorizzate nelle Filippine. La Swissair tiene la contabilità dei suoi servizi aerei a Bombay, in India. La società d’assicurazioni New York Life fa seguire le proprie pratiche a Castleisland, in Irlanda. Gli Ingegneri dell’Eletricité de France fanno battere la loro corrispondenza nella foresta delle Argonne. La Banca d’Italia ha una sede operativa alle isole Cayman. La Svizzera deve la sua fortuna economica e la sua fama per aver fornito rifugio ai capitali del popolo ebreo durante le persecuzioni naziste. Oggi, fa altrettanto. Per tutti. Senza distinzione alcuna. E non ci sono nazisti a perseguitare nessuno. A meno che non si consideri il Fisco un carnefice da cui difendersi strenuamente. Un’azienda che ha sede in un luogo decide di affidare settori nevralgici della propria attività ad aziende che operano in un’area geografica lontana ed il più delle volte a rischio. La globalizzazione, spacciata per un segno tangibile del progresso raggiunto dalla nostra civiltà, è un mostruoso strumento di fuga. A chi ha capitali, il denaro scotta nelle mani e non vede l’ora di depositarlo al sicuro in fresche casseforti che si trovano a mezzo mondo di distanza. Lontano dai suoi occhi ma anche dalle mani rapaci di chi vuole appropriarsene. Ancora una volta l’uomo dimostra che chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti. Chi vive al di sotto del livello minimo di sussistenza e ha bisogno di denaro non ce l’ha e non ne può godere. Quella piccola elite che denaro ne ha più che in abbondanza non lo utilizzerà mai nemmeno se vivesse 50 vite. Pensate se si potesse imporre ad un nababbo con un patrimonio stimato di 50 miliardi di Euro, di spenderlo tutto. Il sistema capitalista, a differenza di quello liberista, premia l’accumulo di capitale indipendentemente da come esso si sia formato. Paradossalmente, il latrocinio e l’inosservanza della Legge sono parti fondanti di questo tipo di società e non un aberrante incidente di percorso.

domenica 14 marzo 2010

PRIVACY=INTERESSE PRIVATO


Immagine tratta da http://immagini.p2pforum.it/out.php/i5835_SloganPosteItaliane.jpg

PRIVACY=INTERESSE PRIVATO

L’impostazione data alla Legge sulla Privacy è del tutto singolare. Capita, in ogni città, di trovare delle targhe affisse all’esterno di condomini, ben visibili, molto vicine ai campanelli. Su di esse si può leggere che “questo condominio non intende ricevere pubblicità in buca e diffida chiunque a deporla in nome di una legge di cui si citano i riferimenti giuridici. Basta dunque un’idea di questo genere a mondare la nostra posta di ogni velleità commerciale? Penso proprio di no. E ve lo posso provare. Chiunque può recarsi in un ufficio postale e comperare questo servizio dalla società che, ormai, è diventata monopolista del settore. Otterrà buste, lettere, compilazione, spedizione e… sì, tenetevi forte, anche i nominativi di un numero di abitanti a scelta tra vari tipi di pacchetti. Voi vi chiederete: ma è legale vendere etichette con nome, cognome, indirizzo civico relativo ad un cittadino? Non lo so. Certo, siamo di fronte ad una strana incongruenza. Se vogliamo trovare un elenco completo della popolazione di un paese non possiamo ottenerlo con le pagine bianche cartacee o in formato elettronico (non tutti gli abitanti possiedono un telefono e non tutti hanno espresso pieno consenso all’utilizzo dei dati sensibili). Le poste italiane rimangono gli unici detentori di questi nominativi. E si fanno pagare per questo servizio. E anche bene. La Privacy? Un concetto di libertà mediante il quale si è dato vita ad un monopolio. Che di libero non ha proprio nulla.

lunedì 22 febbraio 2010

Down, Facebook e la tolleranza zero.


Down, Facebook e la tolleranza zero.
Immagine tratta da
http://static.technorati.com/09/11/25/1845/Facebook-Down---Twitter-Search.jpg
Ma davvero ci si stupisce che nasca su Facebook un gruppo chiamato «Giochiamo al bersaglio con i bambini down», che contava attorno alle 19 di domenica oltre 1300 iscritti? Beh, allora siamo degli ipocriti o abbiamo il prosciutto sugli occhi. Basta guardare cosa succede in alcune classi di alcune scuole (non generalizzo, sia chiaro). Insegnanti che non riescono ad insegnare, studenti con i piedi sul banco, mp3 nelle orecchie e Dio solo sa cos'altro. Bisogna aggiungere anche ciò che avviene per le strade: automobilisti indisciplinati e tutto ciò che questo comportamento provoca. E poi, come se non bastasse, al minimo rimprovero, sul banco degli imputati si mettono i maestri o i professori. I genitori non accettano che il loro "figliolo" subisca un "torto così grave" da una persona non della famiglia. La mancanza di rispetto per gli altri permea la nostra società e non ci si può nascondere dietro a dei numeri. Quelle 1300 persone iscritte al gruppo di Facebook possono rivelarsi ragazzi apparentemente innocui e di buona famiglia. Saremo disposti a correggere adeguatamente questa "sciocchezza" compiuta su Facebook adottando una tolleranza zero? E se questi ragazzi ci rimproverassero che in fondo noi stessi non siamo immuni da colpe perché abbiamo commesso sciocchezze, ai loro occhi, assai simili? Beh, torno a ripetermi. Il degrado che ha portato alla formazione di quel gruppo di Facebook ha radici lontane ed è figlio della nostra precisa volontà di: non accettare responsabilità; non accettare alcun tipo di autorità. Per realizzare la tolleranza zero non bisogna chiamarsi Rudolph Giuliani. Occorre solo coerenza. Ne avremo abbastanza? Coraggio. Proviamoci.

Circoscriviamo Pinerolo


Circoscriviamo Pinerolo
Immagine tratta da http://www.traunstein.de/index/verwalt/partner/Pinerolo.JPG
Pinerolo è una cittadina della cintura torinese che conta, all’incirca, 38 mila anime. Il doppio di Saluzzo che si trova in provincia di Cuneo. La differenza è che i saluzzesi si godono la loro città. I pinerolesi no. La sera, terminato il lavoro, la gente esce per andare a Torino o a Saluzzo. Questa abitudine, ho avuto più volte modo di dirlo è dettata dal fatto che i cittadini non sentono alcun legame con la città perché non è loro. A governare Pinerolo sono quelle quattro o cinque famiglie che determinano l’andamento degli affari, della politica, dello stile di vita. Non a caso, la cittadina del torinese vive un momento di profonda depressione economica. Le grandi aziende se ne sono andate o lo stanno facendo. La città langue. Una grossa mano a scendere nel baratro della crisi di identità la danno le politiche amministrative sempre più attente al centro della città (la piazza del Municipio, s’intende) e meno alle zone limitrofe. Sette chilometri quadrati, 38 mila abitanti, commercio, artigianato, tutto viene messo in mostra in quella modesta porzione di terra che è Piazza Vittorio Emanale. Persino la tappa del Giro d’Italia deve concludersi nella zona dei Portici nuovi. Qualunque manifestazione venga organizzata non esce da questo circolo vizioso. Eppure, a Torino, con le circoscrizioni, si sono ravvivati interi quartieri ed è aumentata l’affezione e l’orgoglio della gente per la città. Perché non si può fare altrettanto a Pinerolo? La domanda va posta a chi ha voce in capitolo.